Il posto delle rose selvatiche a Summonte è uno di quei locali che si possono definire come opere incompiute.
Purtroppo nel campo della ristorazione non basta essere una buona chef per essere anche un buon manager del proprio ristorante.
Se si curano i dettagli nel piatto ma per avere una portata devo attendere 30 minuti circa e alla fine del pranzo mi alzo infastidito dall’attesa e dal conto salato, ho gettato alle ortiche tutto il lavoro fatto in cucina.
La location è indubbiamente affascinante e ben curata. Si arriva al ristorante dopo aver percorso un sentiero impervio (ma non troppo) che parte dalla piazza principale del comune di Summonte e arrivati in cima si gode di una vista molto suggestiva della valle irpina con colline e distese di verde fino all’orizzonte.
Pranziamo a Il posto delle rose selvatiche la domenica della festa della mamma. Abbiamo prenotato una settimana prima dopo aver consultato il sito del locale ed essere attratti da alcuni piatti.
Arriviamo precisi come un orologio svizzero e la sala è occupata solo da una grossa tavolata in cui si festeggia una prima comunione.
L’accoglienza è molto cortese e l’atmosfera familiare ti mette subito a proprio agio.
Dopo pochi minuti arriva la chef Antonella, cortese e solare che con solerzia ci spiega il progetto alla base del ristorante e ci da subito la cattiva notizia: il pranzo è a menù fisso e le portate sono a sorpresa. E dove era scritto tutto questo?
Se vado sul tuo sito e trovo una sfilza di primi, secondo e antipasti da cosa devo dedurre che al non potrò scegliere cosa mangiare! Assurdo e scorretto.
Accettiamo malgrado l’imposizione perché era ormai tardi per andar via con un bambino di 9 mesi al seguito.
Il primo antipasto arriva quasi subito insieme ad una buona bottiglia di fino rosso locale. Un soufflé di formaggio con riduzione di vino rosso e olio aromatizzato. Ottimo e molto delicato.
Ora iniziano i problemi.
La sala si riempie (creso una sessantina di coperti) es il panico si legge chiaramente sul volto di Antonella.
Prima che arrivi il secondo antipasto passano 32 minuti di orologio tutto questo mentre la chef è più spesso in sala ad accogliere i clienti che in cucina a preparare.
Arriva finalmente un involtino di asparagi selvatici con formaggio fresco su una crema di piselli. Ottimo anche questo.
Altri 30 minuti di attesa!
Tortino di pasta sfoglia con cicoria e scarole su crema di ceci aromatizzata al rosmarino. Fresco e gustoso.
Altri 35 minuti. Siamo allo stremo.
Un bicchierino con crema di patate e sedano fritto. La crema era poco più di un brodo sciapo, il sedano sfizzioso.
Facciamo notare alla chef (che continua a passare più tempo in sala che in cucina) che i tempi di attesa stanno diventando biblici, chiediamo cosa ci aspetta ancora: un primo, un secondo e il dolce.
Decidiamo di fermarci al primo visto che sono quasi le 4 e ci siamo accomodati alle 13:30!
Altra interminabile attesa.
Arriva il primo: pasta fresca con crema di carciofi, ricotta mantecata e nocciole. Molto buona, facciamo anche il bis che ci offre la chef (sempre in sala…)
Chiudiamo con un liquore fatto in casa alle more (ottimo) ed un caffè.
Totale? 35€ a persona! Decisamente troppo anche pe run ristorante dove si è mangiato bene ma dove la materia prima per stessa ammissione della chef è “povera”, le quantità da degustazione e l’organizzazione a livelli poco più che amatoriale.
Mi spiace Antonella, anche se sei un ottimo chef, la strada per diventare un buon ristoratore è ancora lunga!